ARBOREA |
1 |
MASSAMA |
1 |
SEDILO |
3 |
ABBASANTA |
2 |
MASULLAS |
1 |
SENEGHE |
3 |
ALES |
1 |
MOGORO |
3 |
SENIS |
2 |
BONARCADO |
2 |
MONTRESTA |
2 |
SENNARIOLO |
3 |
BOSA |
19 |
NEONELI |
2 |
SIAMAGGIORE |
2 |
BUSACHI |
4 |
NORBELLO |
1 |
SIAMANNA |
1 |
CABRAS |
2 |
NUGHEDU S. VITTORIA |
1 |
SORRADILE |
1 |
CUGLIERI |
11 |
NURACHI |
2 |
SUNI |
7 |
FLUSSIO |
1 |
ORISTANO |
38 |
TADASUNI |
1 |
FORDONGIANUS |
2 |
RUINAS |
1 |
TERRALBA |
11 |
GENONI |
3 |
RIOLASAGAMA |
16 |
TRESNURAGHES |
5 |
GHILARZA |
7 |
SAMUGHEO |
1 |
ULA TIRSO |
2 |
GONNOSTRAMATZA |
1 |
SAN VERO MILIS |
3 |
URAS |
4 |
LACONI |
1 |
SANTA GIUSTA |
1 |
USELLUS |
3 |
MAGOMADAS |
3 |
SANTU LUSSURGIU |
3 |
VILLAURBANA |
1 |
MARRUBIU |
6 |
SCANO DI MONTIFERRU |
6 |
ZEDDIANI |
1 |
LA DISTRIBUZIONE DEGLI ANTIFASCISTI DELLA PROVINCIA DI ORISTANO PRESENTI NEL CPC, IN BRIGAGLIA 1986, VACCA 2011, ASNU, ET ALII (ultimo aggiornamento: 30/3/2023)
a cura di Carla Cossu
FONTI:
-ARCHIVIO DI STATO DI NUORO, FONDO QUESTURA, Serie Sovversivi;
-AICVAS;
-ANPI Biografie;
–CASELLARIO POLITICO CENTRALE CPC, http://dati.acs.beniculturali.it;
– L’ANTIFASCISMO IN SARDEGNA”, a cura di M. Brigaglia, F. Manconi; A. Mattone, G. Melis, vol. 1 e 2,Ed. Della Torre, Cagliari, 1986; e DIZIONARIO BIOGRAFICO DEGLI ANTIFASCISTI SARDI, M. BRIGAGLIA- M.T. LELLA, in Brigaglia et alii, cit., 1986;
-LA TELA DEL RAGNO L’OVRA in Sardegna (1937-1943), di Alberto Vacca, Cagliari
-ALTRE FONTI (di volta in volta indicate)
NOTE INTRODUTTIVE
Nel Casellario Politico Centrale dello Stato (CPC)1 sono schedati 1877 Sardi, ripartiti nelle tre Province storiche di Cagliari, Nuoro, Sassari. Questo lavoro si basa invece sull’attuale ripartizione amministrativa (Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari) e integra i 141 nominativi e dati biografici dei nati e/o residenti2 nell’attuale provincia di Oristano presenti nelle schede del Casellario con quelli citati nei due volumi L’Antifascismo in Sardegna3, e/o censiti da Manlio Brigaglia e Maria Teresa Lella in appendice al 2 volume (Dizionario Biografico degli Antifascisti Sardi), nonché con altri presenti nell’Archivio di Stato di Nuoro (da qui in avanti ASNU), Fondo Questura, Serie Sovversivi, gentilmente segnalatimi dal Prof. Aldo Borghesi dell’ISTASAC di Nuoro. Inoltre sono state utilizzate altre fonti, quali il data base dell’AICVAS ( Antifascisti combattenti e volontari della Guerra di Spagna)4, le biografie dell’Associazione Nazionali Partigiani d’Italia (Donne e Uomini della Resistenza)5, e pubblicazioni di vari Autori, cartacee e/o online –tra le quali il volume di Alberto Vacca sull’OVRA in Sardegna –di volta in volta indicati nelle schede. Si è così giunti a 189 nominativi, per ciascuno dei quali è stata approntata una scheda. Il modello delle schede è quello adottato dal CPC nella versione on line: ad esso, decisamente sintetico e alquanto lacunoso, sono stati aggiunti altri campi e, laddove possibile, informazioni desunte da altre fonti.
E’ stato quindi creato un Atlante degli Antifascisti della Provincia di Oristano, una mappa interattiva che utilizza la carta geografica di Google Maps e afferisce ad un data base, nel quale è possibile aprire le schede cliccando su un’icona o sul nome di un centro urbano della Provincia. Fonte principale è il CPC, che contiene il maggior numero di nomi; a seguire quelli presenti nel Dizionario, 36 dei quali sono però anche in CPC; ad essi sono stati aggiunti quelli censiti ne L’Antifascismo in Sardegna (Brigaglia 1986, cit) ma non nel Dizionario e i 16 presenti esclusivamente in ASNU, Fondo Questura, Serie Sovversivi.
La scheda-tipo della banca dati on line del CPC, di natura seriale, comprende, nell’ordine:
cognome e nome; data di nascita; luogo di nascita; luogo di residenza; colore politico; condizione/mestiere/professione; annotazioni riportate sul fascicolo; unità archivistica; estremi cronologici.
Le informazioni del Dizionario Brigaglia-Lella, di taglio maggiormente descrittivo-narrativo, comprendono:
cognome e nome; data di nascita; luogo di nascita; luogo di residenza; appartenenza politica; condizione/mestiere/professione; informazioni sull’attività del controllato, reati, misure di polizia e annotazioni riportate sul/sui fascicolo/i; fonti (ACS: Archivio Centrale dello Stato; PS: Direzione Generale della Pubblica Sicurezza; ASN: Archivio di Stato di Nuoro; sentenze del Tribunale Speciale: TS). Alcuni nominativi, specie i più importanti nel variegato panorama dell’Antifascismo in Sardegna, non sono presenti nel Dizionario, in quanto – come spiegato dagli Autori – oggetto di articolata trattazione nei due volumi. Anche ad essi si è attinto per questo lavoro.
Simile alle due precedenti è la struttura delle schede ricavate dal Prof. Borghesi sulla base della documentazione conservata in ASNU.
Le schede di questo Atlante, come già detto supra, integrano i campi e le informazioni contenute in tutte le fonti consultate, il che ha comportato – tra l’altro – la loro verifica incrociata.
Lungi dal voler essere esaustivo, questo lavoro in progress ha l’obiettivo di fornire un agile strumento di informazione su un argomento generalmente poco noto della storia locale e una base per futuri approfondimenti.
ABBREVIAZIONI E ACRONIMI
AICVAS: ASSOCIAZIONE ITALIANA COMBATTENTI VOLONTARI DELLA GUERRA DI SPAGNA;
ANPI: ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA;
ASNU: ARCHIVIO DI STATO DI NUORO;
CPC: CASELLARIO POLITICO CENTRALE;
DBAS: DIZIONARIO BIOGRAFICO DEGLI ANTIFASCISTI SARDI;
ISTASAC: ISTITUTO PER LA STORIA DELL’ANTIFASCISMO E DELL’ETA’ CONTEMPORANEA NELLA SARDEGNA
CENTRALE.
Questo Atlante è stato pubblicato e reso disponibile on-line grazie al contributo economico del Comune di Oristano, Assessorato alla Cultura, e della Segreteria Provinciale della CGIL. A entrambi i più vivi ringraziamenti miei personali e dei Dirigenti e dei Soci dell’ANPI Nazionale e della sezione Provinciale di Oristano. Ringrazio inoltre il Prof. Aldo Borghesi, dell’ISTASAC di Nuoro, per avermi segnalato numerosi nominativi di antifascisti della nostra Provincia.
Carla Cossu, Presidente ANPI Provincia di Oristano ORISTANO, 25 APRILE 2019
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PREMESSA
IL CASELLARIO POLITICO CENTRALE, GLI STRUMENTI E LE MISURE REPRESSIVE DEL FASCISMO
Consultabile on line dal 2004, con interfaccia totalmente rinnovata nel 2012, all’indirizzo http://dati.acs.beniculturali.it/CPC/, il Casellario Politico Centrale, conservato presso l’Archivio Centrale dello Stato, comprende 152.589 fascicoli6, risalenti al periodo di tempo compreso fra il 1880 e gli anni 60 del ‘900. E’ stato soppresso solo qualche decennio fa. La denominazione “Casellario Politico Centrale ” fu attribuita con le “leggi fascistissime” del 1925-26, ma il servizio fu istituito nel 1894, in età crispina, con la finalità di creare lo “schedario biografico degli affiliati ai partiti sovversisi maggiormente pericolosi nei rapporti dell’ordine pubblico e della pubblica sicurezza”,7 tra i quali anarchici (considerati i più pericolosi), socialisti, repubblicani, oppositori politici in genere, appartenenti a minoranze etniche, vagabondi. Il modello fu probabilmente quello degli schedari delle Polizie di Parigi e Berlino8, con i vantaggi derivanti dall’uso di “schede a moduli”, di facile e immediata consultazione, nelle quali erano sunteggiate le attività criminose di un individuo e i conseguenti provvedimenti nei suoi confronti.9 Dopo il 1921 entrarono nelle liste anche i comunisti. Sia negli anni precedenti all’avvento del fascismo che durante la dittatura, la stragrande maggioranza dei fascicoli riguarda “le classi più povere della società“10, il ceto contadino, artigiano, operaio. Gli intellettuali e i borghesi schedati furono sempre una ristretta minoranza. Andrea Dilemmi, studioso dell’Università di Verona, ha definito il Casellario politico centrale «una grande biografia collettiva della nazione sovversiva»11.
“Dai fascicoli personali emergono le storie di vita degli uomini e delle donne protagonisti del dissenso politico e del conflitto sociale e tra questi, in particolare, degli attivisti di base e dei quadri intermedi delle organizzazioni sindacali, dei movimenti e dei partiti di sinistra. Per ironia del destino interi strati di popolazione e un numero consistente d’individui altrimenti condannati al più assoluto anonimato, recuperano una chance di visibilità postuma”12. Cosa che rappresenta la finalità del presente saggio per i personaggi meno noti, o addirittura sconosciuti, dell’antifascismo della nostra Provincia.
Con l’avvento del regime fascista e la nascita dell’OVRA, si ampliò il concetto di “sovversivo”, pertanto l’attività di controllo e repressione degli oppositori, reali o presunti “antifascisti”, anche non politicizzati (l’antifascismo “esistenziale” di cui parla Giovanni De Luna), crebbe a dismisura, e con essa il numero dei fascicoli personali, relativi a oltre 100.000 persone, nei quali era raccolta ampia documentazione: note biografiche e informative, relazioni, verbali di interrogatorio, articoli e altro materiale stampato –quali manifesti e volantini– fotografie, annotazioni e quanto altro emerso dall’attività di sorveglianza dei “sovversivi” in Italia e all’estero, compresi viaggi, incontri, frequentazioni, corrispondenza. Sul frontespizio dei fascicoli erano annotati la “pericolosità” dello schedato, le diffide, le ammonizioni, i deferimenti al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, le condanne, al carcere o al confino, i rinvii alla magistrature civile o militare, le iscrizioni nella “rubrica di frontiera”. Quest’ultima riguardava soprattutto i “fuoriusciti” e gli irreperibili, ossia gli emigrati clandestini in fuga dal regime, nei confronti dei quali era molto intensa l’attività degli informatori, spesso infiltrati, o dei Consolati, e molto severe le misure punitive, tra le quali l’uso delle armi da parte della polizia nei confronti di chi avesse tentato l’espatrio. Talvolta nei fascicoli compare la dicitura “radiato“, che veniva apposta o per decesso dello schedato o per un suo ravvedimento, spesso solo apparente. La radiazione interessò oltre 70.000 persone. L’archiviazione dei fascicoli fu razionalizzata con l’introduzione dell’ordine numerico progressivo e fu creato anche lo schedario fotografico.
La repressione del dissenso si esplicava anche mediante il licenziamento dei pubblici dipendenti, il rifiuto o il ritiro del passaporto, le perquisizioni personali e domiciliari e l’arresto preventivo in particolari occasioni, quali visite di personalità legate al fascismo.
La persecuzione degli oppositori politici prevedeva inoltre la diffida, l’ammonizione, il deferimento al Tribunale Speciale, il campo di internamento, il carcere, il confino e la condanna a morte.
La diffida sanciva il divieto di svolgere “attività contrarie all’ordine nazionale”, espressione alquanto vaga e pertanto molto pericolosa per il sospettato o l’accusato. L’ammonizione comportava la sorveglianza speciale per due anni, rinnovabili a scadenza, e gravi restrizioni alla libertà personale, quali il divieto di allontanarsi dal proprio domicilio nelle ore notturne, di portare armi, di frequentare locali pubblici e/o pregiudicati o sospetti. Il Tribunale Speciale13, istituito nel 1926 (legge 2008, 1926), fu soppresso il 29 Luglio del 1943, alla caduta del fascismo. Esso poteva comminare la pena di morte (lo fece in 42 casi, con 31 esecuzioni) per chi si fosse macchiato di reati quali “fatti diretti contro la vita, l’integrità o la libertà personale” del sovrano o del duce, spionaggio militare, attentato all’indipendenza nazionale o insurrezione contro i poteri dello stato, e pene variabili dai due ai trenta anni di carcere per chi avesse partecipato a complotti o tentato di ricostituire partiti o associazioni disciolte anche mediante propaganda. Il condannato poteva sperare in provvedimenti di clemenza (indulto, amnistia, grazia). I campi di internamento14, presenti in Italia, ma anche in Jugoslavia e Albania, sono una realtà poco conosciuta o addirittura rimossa15. Sul territorio nazionale iniziarono l’attività nel 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia. Il loro numero, che varia a seconda degli Autori che ne raccontano la storia, ammonta a centinaia; le categorie delle molte migliaia di internati sono le stesse dei lager nazisti: ebrei, allogeni, omosessuali, e molti oppositori politici. In Sardegna, a Fertilia, in uno di questi campi16, in funzione da gennaio a luglio del 43, controllato dai Carabinieri, erano ristretti e adibiti al lavoro coatto 275 slavi croati. Nella realtà della guerra, la creazione dello “Altro” diventa strumento di esercizio del momento bellico. L’ “Altro” sarà, allora, il cittadino straniero di un paese nemico; il dissidente interno; l’ebreo perseguitato per motivi razziali; oppure tutte queste figure insieme, rappresentate nella categoria di nemico oggettivo“17. . Con la nascita della Repubblica di Salò i campi divennero la base per le deportazioni nei lager nazisti.
Il confino18, previsto per chi avesse attentato o fosse sospettato di attentare all’ordine pubblico e a quello economico e sociale, e persino per chi fosse stato assolto dal Tribunale Speciale per insufficienza di prove, era assegnato dai Tribunali ordinari non solo agli oppositori politici, ma anche agli omosessuali, ai bancarottieri, agli usurai, ai colpevoli di reiterati reati comuni (che turbavano in modo diverso l’ordine economico e sociale), a chi avesse offeso il Duce, cantato canzoni “sovversive”, apposto scritte antifasciste sui muri, partecipato alla Guerra Civile spagnola dalla parte dei repubblicani o, pur di comprovata fede fascista, avesse mosso una qualche critica o rilievo. Tutti gli “indesiderati” dal regime e non allineati alla sua ideologia ed organizzazione rischiavano di incappare nella misura del confino, vera e propria deportazione in piccole isole o in sperduti villaggi delle zone più disagiate del profondo Sud. La condanna, che non attenuava la sorveglianza e le restrizioni della libertà, e comportava anche l’obbligo di provvedere alla propria sussistenza, variava da uno a cinque anni, rinnovabili alla scadenza. Le misure di repressione si intensificarono nel corso della guerra, contro la massa montante di insubordinazioni, episodi di disfattismo, incitamento allo sciopero, propaganda sovversiva, ascolto di emittenti radio nemiche, offese al Duce: la dura realtà delle disfatte militari e delle privazioni aveva iniziato a minare il regime, che faticava a controllare il dissenso crescente. Il governo Badoglio soppresse il Tribunale Speciale ma non le sue competenze, che vennero semplicemente trasferite ai Tribunali Militari. Infine, la Repubblica Sociale Italiana tentò di mantenere i tribunali speciali, provinciali o regionali, contro chi avesse manifestato il proprio antifascismo alla caduta del regime, i renitenti alla leva e le bande partigiane
1 http://dati.acs.beniculturali.it/CPC/
2 Quando luogo di nascita e di residenza sono entrambi in provincia di Oristano, per la distribuzione geografica, il posizionamento delle icone nella mappa e le percentuali, si tiene conto, solo del luogo di nascita.
3 L’Antifascismo in Sardegna, a cura di Manlio Brigaglia, Francesco Manconi, Antonello Mattone e Guido Melis, Della Torre, CA 1986, in particolare Dizionario Biografico degli antifascisti sardi, pagg. 261-359.
4 www.antifascistispagna/
5 www.anpi.it/donne-e-uomini/
6 Giovanna Tosatti, L’anagrafe dei sovversivi italiani: origini e storia del Casellario politico centrale, in «Le carte e la storia», 1997, n. 2, pp. 133-150; https://www.academia.edu/34837492/31.
7 Circ. D.G. della P.S. 5116 del 25/05/1894 e 6329 16708/1894
8 Giovanna Tosatti, 1997, cit. Ad essi ne vanno aggiunti circa 16.000, siglati “2B”, relativi a sospetti “politici”, redatti a partire dl ’32, ed altri per il periodo della RSI.
9 Ibidem, pag. 136. Interessante e significativo il fatto che ci si avvalse della collaborazione di Lombroso e dei suoi allievi, tra i quali Ottolenghi, che fu Direttore, sino al 1928, della Scuola di Polizia Scientifica, istituita nel 1902. In questo modo fu possibile creare profili incentrati su caratteristiche somatiche e psico-biografiche del pregiudicato.
10 Ibidem, pag. 144.
11 Andrea Dilemmi, Schedare gli italiani. Polizia e sorveglianza del dissenso politico: Verona 1894-1963, Cierre Edizioni, Verona 2014.
12 Lorenzo Pezzica, Il Casellario Politico Centrale: «una grande biografia collettiva della nazione sovversiva», Introduzione a Tosatti 1997, cit, pagg. 1-7
13 Mimmo Franzinelli, Il tribunale del Duce: la giustizia fascista e le sue vittime (1927-1943), Mondadori, Milano 2017; e Giovanni De Luna, Tribunale speciale per la difesa dello stato in Dizionario del fascismo, a cura di V. De Grazia-S. Luzzatto, Torino, Einaudi, 2003
14 Carlo Spartaco Capogreco, I campi del Duce. L’internamento civile nell’Italia fascista (1940-1943), Einaudi, Torino 2006.
15 Fabio Galluccio “I lager in Italia. La memoria sepolta nei duecento luoghi di deportazione fascisti” Nonluoghi, 2002.
16 Informazioni molto dettagliate sul campo di Fertilia in http://campifascisti.it/scheda_campo.php?id_campo=108, con scheda storica a cura di Andrea Giuseppini, «Il progetto campifascisti.it», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, http://www.studistorici.com/2018/09/29/giuseppini_numero_35/ >
17 Giampaolo Amodei, «L’Altro internato. Caratteri dell’internamento civile nell’Abruzzo fascista», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea : il dossier : Davanti e dietro le sbarre : forme e rappresentazioni della carcerazione, N. (1) 2, 2010, http://www.studistorici.com/2010/04/29/amodei_dossier_2/
18 Mimmo Franzinelli, Confino di polizia, in Dizionario del fascismo, a cura di V. de Grazia-S. Luzzatto, Einaudi, Torino 2003.
Consultazione dell’Atlante degli Antifascisti della Provincia di Oristano
All’Atlante degli Antifascisti della Provincia di Oristano si accede tramite la schermata di Google Maps in cui sono indicati da apposita simbologia gli antifascisti presenti nei comuni. Cliccando sull’icona rossa si apre una tendina in cui si trovano i nomi degli Antifascisti, accanto al nome, un link ipertestuale apre la scheda personale di ognuno dei soggetti censiti. Nel medesimo Atlante è possibile fare la ricerca nominativa e/o per comune utilizzando l’apposito format.
Il presente lavoro è frutto dello studio della prof.ssa Carla Cossu, e si colloca nell’ambito delle attività dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Provincia di Oristano. In quanto tale, esso è coperto dalle norme vigenti relative al copyright, può essere usato solo segnalandone la fonte e comunicando l’utilizzo alla mail: anpi.oristano@gmail.com.